Virginia Cafiero – UKIYO Immaginario del mondo fluttuante

VIRGINIA CAFIERO

UKIYO  Immaginario del mondo fluttuante

Opening 17 aprile  ore 18.00

Exhibition dal 18 aprile al 17 maggio

SPAZIO DARSENA di art Commission

Calata Andalò Di Negro 15, GENOVA
Ukiyo-Virginia Cafiero

Testo di presentazione di Patrizia Sommella 

Osservare le creazioni di Virginia Cafiero equivale a prendere respiro, permettendo alla mente di dilatarsi verso orizzonti di leggerezza e di serenità. Le opere di questa artista, infatti, generate da raffinata sintesi di laboriosa manualità e di parola – intesa come soffio dell’anima – nascono già come luoghi sicuri.

Prendendo in prestito un passo di Kundera tratto dal suo più celebre romanzo, le opere di Cafiero possono definirsi come “le sue possibilità che non si sono realizzate” che hanno superato il confine del suo Io, oltre il quale inizia il mistero sul quale esse si e ci interrogano,  trasformandosi nella “esplorazione di ciò che è la vita umana, nella trappola che il mondo è diventato” ma da cui solo un artista può evadere tracciando di fatto, con le proprie creazioni, “una linea immaginaria sulla traiettoria del tempo al di là della quale le sue sofferenze di oggi cessano di esistere”.

Considerati da tale prospettiva i manufatti di Cafiero acquistano maggior pregio, divenendo segni tangibili di un cammino esistenziale di cui riflettono l’ondivago procedere dalla dimensione estetica a quella etica. Nell’incessante ricerca di conciliare la pesantezza e la leggerezza si fanno emblemi di equilibrio, precario ma convincente perché, pur attingendo alla realtà, generati e legati al mondo terreno e naturale, lo trascendono attraverso un’abile commistione di vero e fantasioso, alludendo a un delicato universo in cui trovare protezione dal dolore.

Per arrivare a questo risultato Virginia Cafiero – riprendendo l’arte tradizionale giapponese –  sceglie di lavorare con pazienza la sottile e duttile carta ricavata dalla corteccia dell’albero di gelso piegandola in incantevoli leggere sculture, gli orizuru, origami a forma di gru, le creature più rappresentate nell’arte orientale, simbolo di buon auspicio, di salute e felicità, che in una efficace installazione sembrano danzare armoniosamente, quasi ad evocare il rito del corteggiamento e la sacralità dell’amore, volteggiando lievi nello spazio, che si colora delle loro sfumature di bianco, azzurro e celeste.

Come un’abile sarta utilizza la carta per confezionare kimoni di varie dimensioni, tutti caratterizzati da palette raffinata. Il più grande, in una morbida tonalità celeste, è stato pensato come specchio di acque e terre, una superficie incantata su cui galleggiano pesci, le carpe, simbolo di vigore, capacità di adattamento e anche di prosperità, e su cui affiorano sensuali peonie, fiore di buon auspicio per l’armonia tra uomo e donna. I più piccoli, quasi miniaturistici abiti di Madre natura, sono costellati di foglie, fiori e farfalle, in una ricercata e calibratissima alternanza cromatica di toni freddi e caldi.

Il titolo della mostra “Ukiyo – Immaginario del mondo fluttuante” prescinde dal preciso riferimento alla corrente artistica giapponese sviluppatasi tra l’inizio del XVII e la fine del XIX secolo e intende invece sovvertirne l’accezione: non dunque i soggetti della dinamica realtà socio-culturale di quel lontano periodo ma ciò che afferisce alla natura, anch’essa “fluttuante” e in continuo periodico divenire, tanto che non casualmente presso la religione buddista zen un termine omofono si riferisce al ciclo ininterrotto di morte e rinascita, evocato dall’espressionistico serpente rivestito di scaglie brunastre, ricavate da bustine di the pazientemente svuotate, essiccate aperte e ripiegate, in una sorta di volontà di recupero ecologico che si trasforma in palingenesi della materia cartacea, di cui Cafiero trova ogni possibile variante di utilizzo, con esito perfettamente bilanciato tra tradizione e innovativa personalizzazione.  

A margine è doveroso aggiungere che il 2025 è l’anno del Serpente azzurro, il sesto segno dell’oroscopo cinese, simbolo di saggezza, trasformazione ed evoluzione, concetti perfettamente aderenti alla poetica di Cafiero che, mai paga di invenzioni e spinta dal desiderio di scoprire e sorprendersi, sperimenta il suo sapere come un alchimista, basandosi sullo studio di documenti, di cui utilizza gli elementi essenziali come suggerimento creativo, e sulla verifica continua, una pratica ai limiti del rituale attraverso cui governare il vivere quotidiano fino a sublimarlo. 

È questa la premessa da cui nasce il pannello tessuto a uncinetto, semplice e regolare intreccio di filo dorato e cordoncino di paglia, che ricorda i paliotti d’altare di tradizione cappuccina, in cui l’oro è chiaro riferimento mistico alla luce di cui ammantarsi per vivere in stato di grazia. 

Su questo prezioso supporto sono appesi fogli e minuscoli libricini – sempre realizzati in carta di gelso – su cui l’artista ha trascritto alcune poesie haiku – brevi componimenti della letteratura giapponese classica basati sulla contemplazione e sul rispetto della natura – e che, nell’aspirazione all’armonia e alla coincidentia oppositorum, ha illustrato con originali disegni e piccoli papiers collés dallo stile compendiario.

 
Virginia Cafiero in sostanza ha trovato il mezzo più consono e adeguato a veicolare al fruitore il proprio messaggio, spesso subliminale, attraverso forme semplici solo in apparenza e che racchiudono molteplici livelli di significato, proponendo vari gradi di lettura e adattandosi alle più diverse capacità percettive e che, senza mai alterarsi, sminuirsi o svilirsi, restano pregnanti senza divenire invadenti, si offrono senza imporsi così come la loro artefice, con discrezione ed eleganza.